Storia della scuola
LA STORIA DEL LICEO “ARNALDO”
Il Liceo classico cittadino risale al 1797; ebbe sede nell’ex convento di San Domenico (l’edificio è stato bombardato e distrutto nell’ultima guerra), dove rimase fino al 1823.
Il Liceo, per riflesso del potenziamento degli studi scientifici promosso in Francia dalla Rivoluzione Francese, venne dotato di un orto botanico e di efficienti gabinetti scientifici. Nel primo ventennio dell’Ottocento il programma di studi comprendeva non solo la grammatica, l’eloquenza sublime, le lettere, la matematica, le scienze naturali, la chimica e la fisica, ma anche il disegno e alcune discipline proprie dell’Università, come il diritto e l’anatomia.
Dopo la liberazione della città dalla dominazione austriaca, il liceo venne dedicato ad Arnaldo da Brescia e da allora mantenne immutato il suo nome, dal dicembre 1823 ebbe per più di un secolo la sua sede a Palazzo Bargnani, e dall’agosto del 1925 si trasferì nel palazzo Poncarali Oldofredi ove oggi si trova. Accolse fra i suoi alunni più illustri Tito Speri, Giuseppe Zanardelli, Camillo Golgi, Vittorio Sereni. Al suo corpo insegnante appartennero figure eminenti della vita culturale italiana, come il Vantini, Cesare Arici, Francesco Bonatelli. Da non dimenticare la prof. Giulietta Banzi Bazoli, morta nel tragico attentato in piazza Loggia del 28 maggio 1974, ricordata da una lapide sotto il porticato, ed il compianto prof. Giuseppe Tonna, insigne studioso e letterato, cui è stata intitolata la biblioteca della scuola.
CENNI ARTISTICI
Nell’area attualmente occupata dal Palazzo Balucanti, sede del Liceo, in epoca romana si svolgevano vivaci attività artigianali, soprattutto di tipo metallurgico. Scavi occasionali, attuati per ampliare l’istituto, hanno rivelato anche la presenza di un edificio termale extramuraneo che risalirebbe alla prima età imperiale dell’antica Brixia. Forse faceva parte di un più ampio impianto termale che si estendeva fino all’ex chiesa di S. Barnaba, visto che anche qui sono stati rinvenuti ambienti riconducibili a terme.
Questa zona suburbana sembra, comunque, essere stata abbandonata nel III secolo d.C. probabilmente a causa di una situazione politica divenuta più instabile che la rendeva meno sicura, e poi adibita a necropoli. Le numerose tombe a inumazione scoperte sotto il Liceo hanno restituito corredi (alcuni dei quali piuttosto ricchi) comprendenti monete, anelli, bracciali e, reperto tra i più interessanti, una “applique” in lega d’argento a forma di “gorgoneion”, per secoli nascosta sotto le fondamenta dell’elegante palazzo Balucanti, la cui costruzione risale al XVII secolo e che fu posseduto in passato dalle famiglie Provaglio, Poncarali e Oldofredi.
Sulla facciata dell’attuale sede del Liceo Classico Arnaldo, volutamente lasciata greggia e senza intonaco secondo il gusto del tempo, risalta il portale incorniciato da due semi-telamoni posti a reggere il balcone in pietra.
La pianta dell’edificio segue la consueta tipologia dei palazzi bresciani seicenteschi: un corpo centrale con due ali laterali sormontato da una torre che aveva la funzione di guardia e di colombera con annesse le scuderie sul lato di levante.
Lo scalone ha una balaustra ed un soffitto affrescato della metà del Settecento rappresentante Giove che accoglie Venere nell’Olimpo.
Il piano superiore, il piano nobile per eccellenza, mantiene il grande salone che oggi serve per le conferenze e per le riunioni e che, un tempo, probabilmente fungeva anche da sala da ballo .
Questo ambiente presenta una serie di monocromi d’epoca neoclassica attribuiti a Rodolfo Vantini, rappresentanti le teste clipeate dei più insigni artisti fra i quali si distinguono Raffaello e Michelangelo. Recenti restauri hanno messo in luce una parte del fregio sottostante raffigurante un putto tardo-rinascimentale.
Le salette poste più a levante presentano affreschi di ispirazione mitologica attribuiti al pittore bresciano Giuseppe Teosa: in una di queste è raffigurata in un medaglione la Giustizia mentre alle pareti vi sono piccole figure di danzatrici. Altre due, ora riunite in un solo ambiente, presentano una allegoria della Luce e “L’incontro tra Didone ed Enea”. Tali temi, oltre a costituire un repertorio usuale presso i pittori neoclassici bresciani, sono significativamente gli stessi che il Teosa e i suoi aiuti dipingevano in quegli anni nei saloni di palazzo Martinengo, ora sede dell’Istituto Arici .
La saletta nell’ala occidentale, oggi occupata dal Direttore S.G.A., ha decorazione ottocentesca e conserva due tele seicentesche con scene bibliche.
Il palazzo possedeva un vasto giardino, ora assai ridotto, che un tempo si estendeva verso sera fino all’abside e al convento di San Barnaba, attuale Auditorium.